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VENERE(2)

 

Storia delle osservazioni

Conosciuto probabilmente già nella preistoria, Venere fo osservato poi da tutte le culture antiche, come i babilonesi che lo chiamarono Ištar, in onore della dea dell'amore, dell'erotismo e della guerra nella mitologia babiloneseEgiziGreci e Romani distinguevano invece le apparizioni mattutine e serali in due corpi distinti, chiamandolo stella del mattino o stella della sera, e per questo chiamato Lucifero quando appariva prima dell'alba, e Vespero quando apparivà a ovest al calar del Sole. Per via del suo splendore, in molte culture, tra cui quellaMaya, Venere rappresentava una divinità ed era l'astro più studiato nei suoi movimenti in cielo.

Fu Galileo Galilei il primo che studiò Venere, osservandolo con il suo cannochiale. Egli riuscì ad osservare le fasi, e che queste erano simili a quelle della Luna, dimostrando la correttezza della teoria eliocentrica predetta qualche decennio prima dall'astronomo polacco Niccolò Copernico, che sosteneva che Venere era posto tra la Terra e il Sole e ruotava attorno a quest'ultimo. A maggior sostegno della teoria c'era anche l'osservazione di Galileo del diametro apparente di Venere durante le sue diverse fasi, a seconda della sua distanza dalla Terra. Tuttavia, per non venir accusato di eresia dall'inquisizione per contraddire la teoria tolemaica, Galileo coprì la sua scoperta in una frase criptica in latino: "Mater Amorum aemulatur Cinthyae figuras", che vuol dire "La madre degli amori (Venere) imita le forme di Cinzia (la Luna)".

Nel 1677, Edmund Halley suggerì di misurare la distanza Terra-Sole con osservazioni da diversi luoghi della Terra, in particolare in occasione dei transiti di Venere. Successive spedizioni in vari luoghi del mondo permisero di misurare la parallasse del Sole in 8.85 secondi d'arco. I transiti storici di Venere furono particolarmente importanti al riguardo, inoltre uno di questi, nel 1761, permise all'astronomo russo Mikhail Lomonosov di ipotizzare la presenza di un'atmosfera su Venere.

 
Venere visto dal Telescopio spaziale Hubble nel 2010.

Lo spesso strato di nubi e l'alta luminosità del pianeta furono in passato un serio ostacolo per cercare di individuare il suo periodo di rotazione con gli strumenti disponibili a quel tempo. Cassini e Francesco Bianchini osservarono Venere, e mentre il primo ipotizzò un periodo di 24 ore, Bianchini teorizzò un periodo di 24 giorni. Tuttavia William Herschel si accorse che il pianeta era ricoperto da uno spesso strato di nubi, e il periodo di rotazione rimase un enigma, anche se nel XVIII secolo, molti astronomi pensavano che esso fosse di 24 ore, conformandosi alla teoria precedente di Cassini. Giovanni Schiaparelli fu il primo che ipotizzò un diverso periodo, teorizzando che, come Mercurio, anche Venere fosse in rotazione sincrona, "bloccato" dal Sole. Schiapparelli infatti concluse i suoi studi l'11 agosto 1878 scrivendo:"Addio bella Afrodite, ormai la tua rotazione non sarà più un segreto"

Nel 1932 W.Adams e T.Dunham mediante osservazioni spettroscopiche nell'infrarosso, scoprirono linee di assorbimento del carbonio, che permisero di ipotizzare che l'anidride carbonica era predominante nell'atmosfera venusiana.

Nel 1961, durante una congiunzione, fu osservato il periodo di rotazione di Venere con il radiotelescopio di Goldstone, in California, anche se solo nel 1964 fu confermata definitivamente la sua rotazione retrograda. Intanto, nel 1962, il Mariner 2 aveva raggiunto con successo il pianeta, inviando i primi dati su temperatura superficiale e composizione atmosferica di Venere.

Disegno di un'osservazione diFrancesco Fontana, che rappresentò anche un'ipotetica luna di Venere.
 
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